PlantFactory progetta e realizza ricerca ed incanto, concretezza e curiosità, ridefinisce lo spazio nel tempo attraverso lo studio e la creatività.

PlantFactory si dedica alle piante: le conosce e le tutela. Ogni giardino nasce da questa speciale relazione, ricavandone nuova luce e nuovi suoni… Sono poi le piante che lo sostengono nel tempo.

Chi sono

All’anagrafe Paolo Fisicaro, sono il fondatore di PlantFactory.

Mi sono laureato in Scienze e tecnologie Agrarie, sono diventato dottore agronomo, ho progettato più di 100 aree a verde, ho partecipato a master, ho viaggiato tra  giardini e parchi del mondo, ho collaborato alla scrittura di libri del settore e anche se mio padre mi diceva “studia perché altrimenti finirai per usare la zappa” …io la zappa la uso ancora, quindi deduco che debba esserci un significato più profondo in quelle parole.

Spesso il paesaggista oggi non è riconosciuto come un professionista, ma nella migliore delle ipotesi come un giardiniere e, se bravo, come un artista. Io preferisco definirmi come un giardiniere selvatico, ispirato dall’armonico mescolarsi tra il selvaggio e l’artificiale, dal movimento sotto l’effetto del vento, del sole, della notte e delle imprevedibili peripezie della vita.

Ciò che mi rende un professionista è proprio la capacità artistica di saper reinterpretare un luogo uscendo dai modelli standard che solitamente vengono proposti.

Filosofia

Ciò che desidero è che il giardino divenga, giorno dopo giorno, più bello; so che questa bellezza è la più effimera che vi sia, e per questo lo amo. 

Nel mio giardino non mi considero il padrone, non aspiro mai essere al di sopra del luogo, ma sempre nel luogo.

Nel mio giardino mi piace osare disobbedendo. Non aspiro a dominare lo spazio in cui opero, ma cerco di dare una forma a ciò che la Natura crea.

Nel mio giardino riutilizzo tutto ciò che è presente, a testimoniare le verità del luogo, il suo vissuto, gli strati naturali e quelli umani, gli alberi e le rocce così come i movimenti.

Una volta svestito gli abiti da lavoro sporchi di terra e indossato di nuovo quelli civili, cerco di ritrovare un ruolo sociale e delle maniere urbane, ma finché lavoro il giardino, di tanto in tanto getto un’occhiata verso il mondo al di là del muro di cinta, e non lo comprendo fino in fondo.

Quando un paesaggista, o un giardiniere dilettante, lavora con passione dimentica tutto, compreso se stesso.